Dalle etichette di manutenzione al processo di personalizzazione standardizzato per garantire la resistenza ai lavaggi ed entrare in mercati remunerativi.

Come la resistenza ai lavaggi dei termoadesivi da stampa e taglio solvent diventa un’opportunità per mercati remunerativi

Hai un plotter da stampa e taglio con inchiostri solvente e ti sembra che le applicazioni possibili stiano diminuendo e che ci sia bisogno sempre di nuove tecnologie (e quindi investimenti) per stare al passo, per offrire nuovi servizi di qualità e per fidelizzare i clienti.

Quante volte avrai pensato: “cos’altro posso fare?”, “cosa posso proporre per offrire un servizio e guadagnare di più?”.

Una delle applicazioni più diffuse per questa tecnologia è sicuramente la stampa di termoadesivi per tessuti. Ma ti sarai chiesto: “resisterà perfettamente ai lavaggi?”, “a quanti lavaggi?”, “a che temperatura?”.

Se ti prenderai un po’ di tempo per leggere questo articolo, posso assicurarti fin da ora due cose:
1 – La tecnologia stampa e taglio con plotter con inchiostri base solvente è senz’altro uno strumento eccellente per offrire soluzioni di grande qualità ed entrare in nicchie di mercato remunerative, come, ad esempio, abiti e divise da lavoro e del settore Ho.Re.Ca. (hotelleria – ristorazione – caffetteria).

2 – La soluzione che apprenderai è assolutamente alla tua portata, e non solo: dipende solo da te, sarà tua, praticamente inimitabile, unica in quanto messa a punto e standardizzata con il tuo metodo. Fidelizzerà i tuoi clienti.

Normalmente per affermare qual è la resistenza al lavaggio di un prodotto come il termoadesivo da stampa e taglio ci si affida alle schede di prodotto. Eppure questo argomento è molto vasto, complesso e riguarda solo parzialmente le notizie che il produttore dei materiali (siano essi inchiostri da stampa, termoadesivi o inchiostri da stampa diretta) ci forniscono.
Perché dico questo? Perché nella maggior parte dei casi ciò che ci viene fornito è una materia prima o al massimo un semilavorato e la resistenza ai lavaggi dipende da una serie di fattori e procedure che siamo noi stessi – stampatori – a gestire nella pratica, come la quantità ed i tempi di asciugatura dell’inchiostro, le eventuali lavorazioni di finitura (primer, protettivi) ed i parametri di trasferimento o polimerizzazione a caldo.

Ma prima di tutto dobbiamo capire cosa significa nella realtà resistenza ai lavaggi. La resistenza ai lavaggi dipende certamente dal media e dall’inchiostro, ma questi devono essere necessariamente messi in relazione al supporto da decorare.

Per quanto riguarda i tessuti, dunque, il mondo del tessile italiano, europeo e mondiale si è dotato nel tempo di standard qualitativi condivisi (nella maggior parte dei casi), che hanno dato luogo a processi e test di controllo normati.

Questo ha permesso, dunque, di determinare le caratteristiche dei manufatti.

SIMBOLI E ETICHETTE DI MANUTENZIONE

La cosa più importante di cui dobbiamo tener conto, infatti, sono le etichette di manutenzione, che fanno riferimento alla norma UNI EN ISO 3758:2012. La norma stabilisce un sistema di simboli grafici destinati per l’utilizzo nell’etichettatura permanente dei prodotti tessili per fornire informazioni atte a prevenire danni irreversibili agli articoli durante i procedimenti di manutenzione e specifica l’utilizzo di questi simboli nell’etichettatura di manutenzione.

Nelle etichette apposte sui capi sono riportati una serie di simboli che indicano in che modo e a quale temperatura possiamo lavare il capo, se possiamo lavarlo ad umido, a secco, se si può asciugare in verticale, in piano o con l’asciugatrice, se si può stirare, ecc. Questo perché le caratteristiche di ciascun capo sono diverse, possono esistere capi composti da più tessuti, accoppiati, cuciture particolari, tinte e trattamenti vari. Insomma tutta una serie di caratteristiche tipiche di un determinato manufatto portano ad un metodo di “manutenzione” espressa in questi simboli. Questa simbologia rappresenta anche il punto di partenza di qualunque capitolato per la fornitura di abbigliamento o di stampa su abbigliamento da parte di enti, grandi aziende ecc.

Dunque, per dare indicazioni sulla solidità ai lavaggi bisogna partire da cosa dobbiamo stampare e successivamente lavare.

Ecco un esempio dei simboli normalmente riportati su alcuni capi:

1 – Maglietta in cotone organico

La vaschetta indica il lavaggio, massimo 30 °C.
La linea di base indica anche che deve essere un processo delicato.
Il triangolo indica il candeggio: vietato poiché è barrato.
Il quadrato con il cerchio all’interno indica l’asciugatura in asciugatrice,
anch’esso non possibile.
Si può stirare, ed infine il cerchio indica il lavaggio a secco, anch’esso non consentito.

2 – Altra maglietta in cotone

Stavolta il lavaggio è massimo a 40 °C, senza indicazioni sul processo, quindi va bene standard.
Il candeggio è vietato.
Si può stirare, ma stavolta il lavaggio a secco è consentito, come pure l’asciugatura in asciugatrice.

Siamo, dunque, in presenza di cotone in entrambi i casi, ma con indicazioni sensibilmente differenti. La prima osservazione che va fatta, è che se la mia stampa o il mio inchiostro resistono a 60 °C, comunque non potrò certificare questa resistenza: bisogna sempre dare indicazioni conservative di prudenza. Nel caso della prima etichetta questa rimarrà valida, nel caso della seconda, invece, dovremmo fare dei test oppure fornire una nuova etichetta prudenziale, ad esempio sul lavaggio a secco e sull’asciugatura in asciugatrice. Molto spesso queste non sono possibili con stampe digitali.

Inoltre va notato che nel primo caso siamo in presenza di cotone colorato, nel secondo invece di cotone bianco.

NORME E TEST DI RESISTENZA AL LAVAGGIO

Fin qui abbiamo visto come adeguare la nostra stampa, sia essa diretta o indiretta, al capo di abbigliamento, ma bisogna comunque chiarire cosa si intende per test di resistenza al lavaggio.

Più in generale, dobbiamo parlare di solidità al lavaggio, solidità del colore e resistenza allo sfregamento.

Per tutti questi test, che devono essere eseguiti da laboratori certificati, si fa riferimento ad una serie di norme UNI – EN – ISO, dove UNI sta per normativa italiana, EN europea, ed ISO internazionale.

La solidità al lavaggio prevede dei test da eseguire secondo la norma UNI EN ISO 6330:2012.

La norma specifica i procedimenti di lavaggio e asciugatura domestici per prove tessili. I procedimenti sono applicabili ai tessuti, ai capi di abbigliamento o altri articoli tessili, che sono oggetto di appropriate combinazioni di procedimenti di lavaggio e asciugatura domestici. La norma specifica, inoltre, i detergenti e i carichi tessili di riferimento per i procedimenti.

Ad esempio, negli ultimi tempi sono state fatte molte prove di laboratorio per determinare la solidità al lavaggio dei tessuti accoppiati per produrre le mascherine (senza decorazione): la norma prevede varianti denominate N1 (40 °C), N2 (50 °C, usata spesso per abbigliamento sportvo), N3 (60 °C), N4 (95 °C per 30 min con sfere di acciaio), N5 (95 °C per 4 ore con sfere di acciaio). In particolare, in alcuni rapporti di prova che ho consultato per test sul tessuto accoppiato, la prova eseguita è stata la N1 (40 °C) e la N2 (60°C), per 1 e 5 lavaggi.

La solidità del colore, invece, fa riferimento alla norma UNI EN ISO 105-C06:2010 che è la versione ufficiale in lingua inglese della norma europea EN ISO 105-C06 (edizione marzo 2010). La norma specifica i metodi per la determinazione della solidità del colore dei tessili, in tutte le loro forme e tipi, ai procedimenti di lavaggio domestico o commerciale, che utilizzano un detergente di riferimento. Gli articoli industriali e sanitari possono essere sottoposti a particolari procedure di lavaggio che, per alcuni aspetti, potrebbero essere più severe.

Questi test servono a determinare se il tessuto o la stampa “stingono”, cosa completamente diversa dalla degradazione o delaminazione di un film o di una stampa. È utile in caso di stampa diretta o ricamo, meno in caso di stampa indiretta, transfer o termoadesiva.

Infine, la solidità allo sfregamento fa riferimento alla norma UNI EN ISO 105-X12:2016.

La ISO 105-X12:2016 specifica un metodo per determinare la resistenza del colore dei tessili di tutti i tipi, compresi i tappeti e altri tessuti a pelo, allo sfregamento e allo scarico su altro materiale. Il metodo si applica a tutti i tessuti composti da tutti i tipi di fibra, sia sotto forma di filo o di tessuto, compresi i tappeti tinti o stampati. Possono essere effettuate due prove, una con tessuto abradente secco e l’altra con tessuto abradente umido.

Perché è importante questa norma? In realtà diventa fondamentale in caso di capi che presuppongono un utilizzo e lavaggio frequente, in caso di manufatti che sono realizzati con parti rigide come cerniere, bottoni, oppure in caso di tessuti particolarmente rigidi, come i capi di abbigliamento da lavoro. È proprio in questi casi che bisogna fare molta attenzione al tipo di personalizzazione che andremo a proporre.

A questo punto, risulta abbastanza chiaro che ci muoviamo, da soli, in un mondo vasto e complesso.

STAMPATORI DIGITALI GARANTI DELLA RESISTENZA AI LAVAGGI

Infatti, nei confronti del cliente finale siamo noi stampatori a dare la garanzia all’utente, mentre ciascun fornitore si assume la responsabilità del singolo componente, ad esempio inchiostro, filo del ricamo o termoadesivo, poiché non può sapere né il metodo di utilizzo, né il supporto finale su cui useremo questi ingredienti.

Ma per affrontare mercati nuovi ed avere successo è importante avere consapevolezza del territorio in cui ci si muove e dei propri mezzi.

Se sembra evidente che nel caso di magliette in cotone si può fare riferimento all’etichetta e assicurarsi che il semilavorato o materia prima che usiamo possa avere le performance richieste, come possiamo, nel nostro processo, aumentare queste performance per poter offrire altri servizi?

Gli elementi da considerare nel processo di personalizzazione  sono quindi:

– Il tessuto e la relativa etichetta di manutenzione per conoscere l’obiettivo minimo di resistenza della personalizzazione.
– La tecnologia ed i media, ad esempio, l’inchiostro, lo spessore, la possibilità o meno di inserire un primer o applicare alla fine un reticolante, di polimerizzare in forno o sotto pressa e la tipologia e qualità di un termoadesivo nel caso di stampe transfer.

Arrivati a questo punto, cerchiamo di trarre delle conclusioni.

Per entrare in mercati dove sono richieste performance elevate, dovremo mettere a punto un processo standard che consenta di ottenere risultati impeccabili, ripetitivi e certificabili.

Nel caso della stampa diretta o serigrafica sarà molto importante usare tutte le istruzioni fornite dal produttore, come utilizzo di primer, polimerizzazione, ambiente asciutto, ecc. I test ai lavaggi vanno effettuati, inoltre, dopo 72 ore dalla realizzazione della stampa, e potremo ipotizzare anche l’uso di un protettivo superficiale per aumentare le solidità generali.

ETICHETTE TERMODESIVE E PROCESSO STANDARD DI PERSONALIZZAZIONE

Ora proviamo a capire come entrare nel mercato della personalizzazione di abbigliamento da lavoro: tessuti in cotone, poliestere o misti, di spessori variabili e con la finalità di essere usati come indumenti da lavoro, grembiuli, gilet, pantaloni, camici e camicie tutti pieni di tasche, zip, cuciture e che devono resistere ad un numero di lavaggi molto alto.

In che modo realizzare delle etichette termoadesive stampate in digitale e quali gli aspetti principali da tenere in considerazione?

Eccoli di seguito.

1 – La tecnologia di stampa. Scegliere la tecnologia ed il tipo di inchiostro. Per avere le performance migliori dovrò privilegiare un inchiostro che si ancori perfettamente al supporto, preferibilmente che lo aggredisca sciogliendolo e rimanendo incapsulato, come può essere un inchiostro base solvente, ovviamente con la dovuta certificazione Oeko-Tex (greenguard).
2 – Il termoadesivo. Occorre scegliere un termoadesivo da stampa e taglio dalle performance corrette, che si applichi ad una temperatura non troppo bassa (almeno 150 °C), per evitare che il riammorbidirsi del termoadesivo possa causare delaminazioni.
3 – Il profilo colore e la linearizzazione. Tra i vari media possibili (termoadesivo), privilegiarne uno che assorba bene l’inchiostro. In questo caso non devo tendere a risparmiare il colore, ma devo fare in modo che il supporto ne assorba una discreta quantità, scegliendo anche un profilo che eviti spessori troppo alti nei toni molto scuri ma al tempo stesso assicuri una buona quantità anche nei colori chiari. Questo mi permetterà di avere dei colori che si legano in modo profondo al supporto. Dopo l’applicazione potremo fare dei test con un nastro adesivo per verificare che il media abbia incorporato l’inchiostro (aspettare almeno 12 ore).
4 – Applicare un protettivo (dopo la perfetta asciugatura dell’inchiostro), verificando che questo si integri perfettamente al pacchetto e non possa in alcun modo dare luogo a delaminazioni se sollecitato nei test di lavaggio anche ad alta temperatura. Dunque, preferibilmente un protettivo liquido, da stendere in serigrafia o tramite pennello, rullo o spray. Dopo la completa asciugatura o preferibilmente dopo l’applicazione potremo eseguire dei test allo sfregamento anche in casa, con un tessuto di cotone bianco, sia asciutto che umido, sfregando per almeno dieci volte.
5 – Eseguire un’applicazione con una termopressa di buona qualità, possibilmente pneumatica o elettrica, in modo da poter individuare con buona approssimazione tutti i parametri: oltre alla temperatura e al tempo, anche la pressione. Eseguire più di un’applicazione: tempi e temperature possono variare anche sensibilmente in funzione del supporto e della quantità di protettivo che abbiamo applicato.

Sempre dopo 72 ore potremo eseguire i test di solidità al lavaggio domestico, a 60 o 95 gradi. Bastano 5 lavaggi e conservare un campione per ogni lavaggio.

Ricorda che il campione è tuo, nessun altro ha il tuo stesso metodo o processo. Variando il colore, la quantità di protettivo,  Potrai certificarlo o richiedere test a laboratori certificati se vorrai avere un documento accreditato.

Ed ora? A questo punto, saremo unici titolari di un processo standardizzato, sicuri di poter offrire performance di un certo tipo, per affrontare con serenità quei mercati che richiedono particolari attenzioni a certe prestazioni, pensiamo, ad esempio, agli abiti ed alle divise da lavoro di bar, ristoranti, alberghi (settore Ho.Re.Ca.) oppure per aderire a capitolati di aziende potenziali clienti, usando una tecnologia flessibile senza cliché e dai costi unitari bassi, che si può affiancare senza dubbio al ricamo o alla serigrafia diretta professionale.

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